AGI - Il Napoli è a novanta minuti dalla leggenda. Ma la festa, se dovesse esplodere, non riguarderà solo la città. Da Parigi a New York, da Cluj a Londra, la comunità partenopea nel mondo ha già steso le bandiere, lucidato i cornetti rossi e impostato il fuso orario. Perché si sa, quando gioca il Napoli, si ferma tutto. Ovunque.
A Parigi
A Parigi, il Napoli Club Parigi ha riempito le prenotazioni al Belushi's Gare du Nord. Si guarderà Napoli-Cagliari tutti stretti, come in metropolitana. "Siamo davvero tanti - scrivono gli organizzatori - vogliamo accogliervi tutti, ma ci dovremo stringere un po'".
A Londra
A Londra, il Napoli Fan Club UK seguirà la partita al Monty's Bar di Brick Lane, sotto gli occhi di Diego Maradona, ritratto su un murale realizzato proprio dal club. "Non importa dove siamo. Siamo napoletani anche quando piove inglese", dice uno degli iscritti.
A New York
A New York, invece, l'attesa si colora di ironia: il Napoli Club NYC ha pubblicato un finto pacco di biscotti con la faccia di Scott McTominay, ribattezzato BisScott - il frollino dei campioni; "11 biscotti, un solo amore: Napoli", si legge nel post. La scritta in dialetto fa il resto: "magnatill uno a vot, fratem'!".
A Cluj-Napoca
A Cluj-Napoca, in Romania, il ristorante Napoli Centrale è un avamposto partenopeo guidato da Edgardo Attilio Ciancio, napoletano doc con accento veneto. "Scusate l'inflessione, ma ho studiato al Nord prima di trasferirmi qui - racconta all'AGI sorridendo - ho fatto le scuole in Veneto, però il cuore è tutto di Napoli". Nel suo locale, non si trasmetterà la partita. "Per scaramanzia, non le guardo mai. Anche prima del terzo scudetto ho fatto così. Mi facevano venire il sangue cattivo: sempre a soffrire. Da allora, stop. Ma se vinciamo trasformo il ristorante in una curva, come l'ultima volta". Edgardo ricorda quando, dopo l'ultimo trionfo, tappezzò le pareti con sciarpe e bandiere. "Ce n'era una, portata da un mio cliente napoletano, con una scritta bella pepata in dialetto - racconta ridendo - che qui i rumeni leggevano e mi chiedevano: 'Ma che significa?' Io glissavo: 'È un augurio e porta fortuna!'". Dietro al sorriso, però, c'è una liturgia privata e fedele. Un modo di restare napoletani anche lontano da casa. "Lo faccio per loro, per quelli che ci credono. E anche per me. Che pure se sto in Transilvania, quando canta 'O surdato 'nnammurato, mi si chiude la gola come se fossi a via Toledo".
Ad Arad
Più a ovest, ad Arad, i fratelli Gianmpiero e Francesco - distribuzione alimentare italiana - hanno già spento i telefoni: "Ognuno a casa sua. Siamo scaramantici". Gianmpiero ha un tatuaggio sul braccio: la N del Napoli e la scritta "1926 - solo per chi non m'abbandona mai". Francesco ha allestito in casa un altarino improvvisato. "Finché non vincono, resta lì".
In Canada
In Canada, il Napoli Club Toronto organizza la visione della partita al Bar 6ix, e c'è chi partirà per Napoli appena finisce la partita. Qualcuno, da Zurigo, ha nascosto la maglia di Hamsik sotto la giacca "perché portò bene".
Una cosa è certa: in ogni angolo del pianeta, un pezzo di città aspetta con il fiato sospeso. "Ci siamo sempre sentiti lontani - dice un ragazzo da Berlino - ma quando canta il Napoli, siamo tutti a casa".